Il trattamento delle convulsioni nel gatto
Le convulsioni nel gatto sono meno frequenti che nel cane, ma molto più complesse da gestire. Le convulsioni ricorrenti (cioè l’epilessia) possono essere classificate come strutturali (cioè causate da una patologia cerebrale identificabile come un’infezione o tumore) o di origine sconosciuta, cosiddette idiopatiche. Le crisi reattive possono anche essere causate da fattori scatenanti extracranici come malattie metaboliche e intossicazioni; questi attacchi non sono considerati strettamente come forme di epilessia. Nei gatti, le cause extracraniche di convulsioni non sono rare e l’epilessia strutturale è più comune dell’epilessia idiopatica. Pertanto, le analisi del sangue, e le indagini diagnostiche specifiche ( risonanza magnetica e esame del liquido spinale) per cercare una causa sottostante potenzialmente trattabile, dovrebbero essere eseguite su qualsiasi gatto presentato con convulsioni. Oltre a trattare la causa sottostante, è necessario prevenire la recidiva delle crisi con farmaci antiepilettici (ad es. Fenobarbitale, Zonisamide, Levetiracetam, vedi Tabella).
FENOBARBITALE
Il Fenobarbitale è il farmaco anticonvulsivante più comunemente raccomandato per controllare l’epilessia nei gatti. È economico, ha un eccellente profilo farmacocinetico e non sembra causare induzione enzimatica epatica o avere lo stesso potenziale epatotossico come nei cani. Gli effetti collaterali che ci possiamo aspettare sono generalmente lievi e transitori e consistono in un aumento dell’appetito, della sete, sedazione e atassia. Una linfoadenopatia generalizzata che si è risolta in seguito alla sospensione del farmaco è stata riportata in un gatto che riceveva il fenobarbitale. Sebbene la somministrazione ogni 24 ore possa essere adeguata in alcuni gatti, è spesso raccomandata una somministrazione ogni 12 ore per garantire un livello serico stabile.Il range terapeutico dei livelli sierici di fenobarbitale nei cani (15-45 µg / mL) sembra essere applicabile anche ai gatti. In generale, circa il 40-50% dei gatti diventa libero da crisi con il solo Fenobarbitale, e un ulteriore 30- 60% è considerato ben controllato. In commercio esiste ora la specialità veterinaria (Soliphen) ma formulata in compresse da 60 mg che la rendono poco pratica nella terapia del gatto. E’ possibile prescrivere agli animali di peso inferiore 6 kg il luminale a uso umano da 15 mg purché nella ricetta riportiate la dizione: “si prescrive per uso in deroga per animale di peso inferiore ai 6 kg”.
LEVETIRACETAM
Il levetiracetam ha un nuovo meccanismo d’azione e è probabilmente anche neuroprotettivo. Nei gatti, ha una breve emivita (circa 3 ore), che richiede una somministrazione ogni 8h, che può essere un problema per molti proprietari. Il Levetiracetam ha un eccellente profilo di sicurezza e non ci sono segnalazioni di effetti avversi gravi associati al suo uso in pazienti veterinari. Gli effetti avversi riportati nei gatti sono lievi e possono includere inappetenza, letargia e ipersalivazione transitoria. Uno studio ha valutato il Levetiracetam come terapia aggiuntiva in 10 gatti con epilessia che non rispondevano a Fenobarbitale, e 7 gatti hanno riportato una riduzione del 50% della frequenza delle crisi.
In un recente studio clinico randomizzato, il Levetiracetam è risultato più efficace del Fenobarbital nel controllo di un gruppo di gatti geriatrici con epilessia audiogenica. Questi gatti soffrono di convulsioni innescate da stimoli uditivi che di solito iniziano con scatti mioclonici ma possono progredire in convulsioni tonico-cloniche generalizzate. Della più recente generazione di farmaci antiepilettici, il Levetiracetam ha il miglior profilo, ed è l’unico farmaco cn documentato efficacia nei gatti.
ZONISAMIDE
La zonisamide si è dimostrata promettente come un farmaco antiepilettico nei cani e nei gatti a livello sperimentale, tuttavia, nessuno studio ha valutato la sua efficacia in una popolazione clinica di gatti epilettici. Uno dei principali vantaggi della Zonisamide nel gatto è la sua lunga emivita, che consente la somministrazione ogni 24 ore. In uno studio di farmacocinetica in gatti normali, sono comparsi effetti collaterali a un dosaggio di 20 mg / kg ogni 24h), principalmente con segni gastrointestinali, depressione e atassia. La dose consigliata è 5-10 mg/kg ogni 24 ore per bocca. Diverse segnalazioni hanno mostrato effetti avversi gravi, inclusa l’epatotossicità, nei cani trattati con Zonisamide, probabilmente perché la Zonisamide è un derivato del solfonamide. Non sono segnalazioni simili nei gatti, ma è necessario considerare la possibilità di effetti avversi correlati al sulfonamide.
Altri farmaci antiepilettici
Gabapentin e Pregabalin sono farmaci simili usati nei cani per il trattamento del dolore neuropatico e, meno comunemente, delle convulsioni. La farmacocinetica e l’efficacia antiepilettica di questi farmaci non sono state studiate nel gatto, sebbene vi siano descrizioni aneddotiche del loro uso per la gestione delle crisi in questa specie. L’uso del Gabapentin come sedativo nei gatti irritabili, e per l’analgesia nei gatti con dolore muscoloscheletrico è stato descritto. L’uso di Bromuro di potassio e Diazepam orale non è raccomandato nei gatti, poiché questi farmaci sono stati associati rispettivamente a polmonite allergica ed epatite allergica potenzialmente fatale. L’Imepitoina è stata recentemente approvata in Europa per il trattamento di cani affetti da epilessia, ma non ci sono informazioni dispoponibili riguardo la sua sicurezza o efficacia nei gatti.